Il 25 aprile 2015 a Firenze la 188^ CORSA dell'ARNO, la corsa di galoppo piu' antica d'Italia

di Paolo Allegri

FIRENZE. Sabato 25 aprile, i purosangue della Corsa dell'Arno torneranno al tondino per la 188a volta. Sarà ancora una volta la grande festa di uno degli ippodromi piu' belli e della sua corsa che affonda su una lunga tradizione, una storia di raro fascino, ricca di aneddoti e di rimandi.
Seguendo l’esempio inglese, Firenze fu la prima città dell’intera Europa continentale ad organizzare nel 1827 corse di purosangue; prima ancora di Parigi, di Roma e di Milano. Le riunioni di corse si tennero all’interno del Parco delle Cascine, inizialmente in quello che è oggi chiamato il Prato
del Quercione. Solo più tardi fu costruito a fronte del Quercione un ippodromo vero e proprio, il Visarno. La più importante e dotata competizione fiorentina fu subito la Corsa dell'Arno, che rappresentò la maggior prova di selezione delle race di purosangue inglesi in Italia fino all'’istituzione del Derby Reale Italiano avvenuta nel 1882 a Roma.
Le prime edizioni della corsa si sono svolte quando ancora non esisteva l'ippodromo, nel prato del Quercione. Primo documento storico quello del Lunedì 5 Novembre 1827, in cui un cavallo grigio di 4 anni, Riber, vince quella che viene chiamata "7a Sottoscrizione dell'Arno", già quindi in precedenza era stata organizzata la corsa. Premio 120 zecchini d'oro al primo, 50 al secondo.
Ricordiamo per curiosità che lo zecchino in questione era di 3,45 gr. di oro puro.
La Corsa dell’Arno precede di 9 anni il Prix du Jockey Club francese, di 39 anni l'Irish Derby, di 62 il Gran Premio di Milano. Per rimanere in Toscana, il Premio Pisa è del 1885. Ma c’è di più. Un dato sorprendente e che illustra i meriti ippici della Firenze al tempo dei Lorena è che Nameless, di proprietà di Sir Joseph Hawlewy, dopo aver vinto la corsa dell’Arno del 1840 fu capace, una volta ricondotto in Inghilterra, di generare quattro vincitori del Derby di Epsom. Chi volesse conoscerne i nomi può consultare l’interessante saggio di Franco Varola “Il mito di Tesio” edito da Equitare.
Nel 1852 nacque con sede in via Tornabuoni la società del Jockey Club di Firenze. Un periodo di gran fermento e di sviluppo del progetto ippico nella città del giglio. Infatti, il 10 Aprile del 1871 si corse nell’ippodromo di Firenze il Derby Reale Italiano per cavalli di tre anni, nati e allevati in Italia. Come si vede in Italia la passione per l’ippica agonistica ha preso sostanza
all’ombra del campanile di Giotto. Il merito della Toscana e di Firenze in particolare è dunque incontestabile. Ai primi dell’800 furono i ricchi mercanti inglesi di stanza a Livorno per i loro commerci a portare la voglia di corse nella Toscana, subito raccolta dalla nobiltà cosmopolita della Firenze governata dalla Corte illuminata dei Lorena. Vi emergevano personalità quali il principe polacco Poniatovsky, il russo Demidoff, gli inglesi Hubant e Lord Burghersh, Ministro Plenipotenziario, il marchese Torrigiani, il marchese Corsini, il conte Antinori, il marchese Capponi, i quali assieme con altri gentiluomini si fecero promotori delle prime riunioni di corse. La passione si radicò ed estese tanto che l’ippica divenne sport seguito con sempre maggiore successo da tutte le classi sociali.
Da sempre le più rappresentative scuderie nazionali hanno inviato loro portacolori a partecipare alle corse toscane di più antica tradizione.

La Corsa dell’Arno, per decenni nella proposizione di handicap libero costituiva il primo confronto dell’anno tra gli anziani ed i neo tre anni non tanto buoni da poter partecipare al ciclo classico. Questi ultimi rappresentavano il pepe della corsa, destinati a movimentarla e renderla
sommamente incerta nel risultato com’è lo scopo di questo tipo di corsa. Se ne avvantaggiava il volume del gioco e lo spettacolo. Tra i proprietari vincitori della Corsa dell’Arno vanno ricordate le giubbe di scuderie che hanno scritto la storia del galoppo nazionale: Siba (quattro volte), Mantova (due), Cieffedi (due), Rencati (una), Ticino (una) e Ignis (una). La giubba che detiene il primato di successi nella 'nonna del galoppo italiano' è quella di Frank Turner, otto successi per una dinasty familiare nel mondo del turf che ancora oggi è rilanciata dagli eredi di quel 'capostipite'. L'ippica è storia che si tramanda di generazione in generazione, capace di mobilitare e accendere passioni e investimenti. Qualcosa che accompagna la nostra vita, piu' di uno sport, diremmo una visione dell'esistenza legata al cavallo e a quella sfida in pista della quale ll fantino è l'altro protagonista importante assieme al trainer. Dalla sorgente dell'allevamento, dalla nascita di un puledro a quel cerchietto rosso del traguardo. E' il fascino dell'ippica. I FANTINI - Arno come ribalta anche per i grandi jockey del turf nazionale. Nelle prime venticinque edizioni della corsa, montano e si affermano fantini inglesi. La prima vittoria di un italiano e' del 1854, in sella a Bold Davie (appartenente al duca Anatoli Demidoff) c'è un ragazzo di Barbaricina, il grintoso Ranieri Galletti. Quello per lui e' il primo di cinque successi. Analogo numero di vittorie vantate dall'altro pisano Polifemo Orsini (dal 1913 al 1926). Il primatista e' Thomas Rook, l'inglese di Barbaricina che vinse 8 edizioni della "nonna" del galoppo. Il poker e' riuscito a Gianfranco Dettori, negli anni Ottanta il fantino piu' competitivo e continuo della Lega dei purosangue. Vi abbiamo raccontato le storie di uomini e cavalli che hanno reso leggenda una corsa al galoppo, l'Arno. Il 25 aprile non è un giorno qualunque per l'ippica. E' il giorno della corsa piu' antica d'Italia. E' qualcosa di speciale.


Sunsu Desura con Belli vince la Corsa dell'Arno 2003

Il 25 aprile  2015 a Firenze la 188^ CORSA dell'ARNO,  la corsa di galoppo piu' antica d'Italia

Marzo 2024
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